Ransom and Big Ghost Ltd – Heavy Is The Head

Voto: 4

Classe 1980, attivo da quasi un quarto di secolo, ghostwriter, inizialmente nel trio A-Team con Hitchcock e Joe Budden, attenzionato dalla Def Jam, Ransom è un efficace esempio dei numerosi mancati successi che circondano l’Hip-Hop e, al contempo, delle altrettante storie di rivalsa che ne alimentano ancora oggi il mito. A un esordio solista non troppo noto, “Street Cinema” (fuori per Babygrande), segue un periodo di detenzione che l’mc cresciuto nel New Jersey spenderà per riannodare i fili di una carriera trascorsa a ridosso dell’anonimato; la ritrovata energia, dopo il rilascio, porterà a un discreto elenco di titoli, cito “The Proposal” con Statik Selektah (Brick Records, ça va sans dire) e – tra gli altri – “Pain & Glory – The Album”, “Greatest Rapper Alive” e “1%”, autoproduzioni marchiate Presidential Lifestyle e arricchite da collaborazioni di prima fascia, da Raekwon e Jadakiss a Freddie Gibbs e Royce Da 5’9’’. Annunciato il ritiro dalle scene, in realtà l’ultimo biennio è stato contraddistinto da una serie di pubblicazioni realizzate col produttore canadese Nicholas Craven, svariate apparizioni (lo ricordiamo in “Music Is My Religion” di Buckwild, nella soundtrack “Conflicted” di casa Griselda, in “If It Bleeds It Can Be Killed” di Conway e nella compila “Real Late” di Peter Rosenberg), fino all’uscita di “Heavy Is The Head” in coppia con Big Ghost Ltd.

Questo il minimo indispensabile da sapere prima di approcciare i circa ventisette minuti dell’EP (comprensivi di un paio d’interludi), che non esitiamo a collocare sul vertice alto di una discografia più folta che celebrata, riscattando una gavetta sbocciata in enorme ritardo se rapportata al talento in campo. Ciò che “Heavy Is The Head” mette subito in evidenza è infatti l’ottima prova al microfono del protagonista, dotato sì da madre natura di un timbro vocale che non passa inosservato, pieno, imponente, ma soprattutto attrezzato con un flow fitto e strutturato su catene di rime interne al verso, riuscendo però a non scivolare mai in pronunce pastose o incomprensibili. Stile particolarmente adatto alla competizione, fulcro di un’operazione che sul fronte del concept combina un topos dell’Hip-Hop (ovvero la lotta per il possesso della corona, con conseguente spendibilità del termine king) e un immaginario che deve molto a George R.R. Martin, mentre su quello del sound trova in Big Ghost un alleato formidabile, pronto a fornire composizioni tese, aggressive, epiche nel risultato d’insieme, non – tiriamo un sospiro di sollievo – per scelta dei singoli sample (ergo: non aspettatevi fanfare, marcette e affini).

Anzi, mi sbilancio: pur avendo firmato progetti con Westside Gunn, Conway, Crimeapple, Ghostface Killah e 38 Spesh, quella con Ransom è per il produttore la migliore delle tante combinazioni avviate durante un lustro intenso, segnato da quotazioni in deciso e costante rialzo. Intesa che è chiara già in “Lord Stark”, introduzione alla ferocia con la quale il rapper affronterà ogni episodio (<<when you do this, do this aggressively, nigga/said to be bitter, ‘cause I been talking excessively slicker>>), sostenuto da una strumentale che ne sposa l’andatura marziale, come in “All The King’s Men”, dimostrazione plastica della forza espressa dal gruppo grazie agli interventi di Mickey Factz e J. Arrr. Strategia bellica, quella delle buone alleanze, cui il duo ricorre in una metà dei brani: nell’arrembante “The Red Wedding” con RJ Payne, nella livorosa “Blackwater” (<<you ain’t a boss, you’re still afraid of loss, pay the cost/the winner shouldn’t lose, turn around, and think it’s the hater’s fault>>) con Rome Streetz, infine in “Off With His Head”, dove – Lou From Paradise a parte – Vinnie Paz e Ill Bill confermano l’accurata selezione effettuata all’ingresso, potendo altresì azzannare un beat deliziosamente scarno, puntellato da precise rasoiate di cassa e rullante.

E tuttavia Ransom tiene per sé più di un gioiellino. La lunga strofa autocelebrativa di “Ransom The Destroyer” (<<I’m cold as steel, but the soul for real/so maybe I’m not driven to shoot you up, but my chauffeur will/the flow’s unreal and every sound blazing/I astound laymen’s, box me in, but my pocket’s deeper than Al Haymon’s>>) è incastonata in un macigno scolpito da Big Ghost Ltd attorno a un minaccioso campione di trombe; “Tyranny” esplica la filosofia del monarca (<<the best thing you can do for poor people is not be one of ‘em/so I’m not gonna be one of ‘em/…/I come in peace, but can’t guarantee you won’t leave in pieces/be discreet with those civilians who tend to believe in secrets/…/it’s imperative that you know this game/it’s incredulous how I shoulder pain and the effort to just control the flames>>) su un nostalgico giro di corde; “A King’s Ransom” è un epilogo dall’atmosfera molto più melodica, una scala di pianoforte, un coro e un flauto che fanno calare il sipario su una sequenza priva di sbavature vere e proprie.

Certo, la durata è abbastanza contenuta e le liriche non brillano per varietà tematica; che è quanto potremmo dire a proposito di una percentuale importante di dischi rilasciati negli ultimi anni. La differenza la fanno dunque gli attori, Ransom e Big Ghost Ltd, qui in due ruoli che ricorderemo a lungo. Meglio tardi che mai, nel caso del primo – a maggior ragione se si cinguetta anche di un album con Pete Rock in cantiere…

Tracklist

Ransom and Big Ghost Ltd – Heavy Is The Head (No label 2021)

  1. Lord Stark
  2. All The King’s Men [Feat. J. Arrr and Mickey Factz]
  3. Ransom The Destroyer
  4. The Red Wedding [Feat. RJ Payne]
  5. King’s Intermission
  6. Tyranny
  7. Blackwater [Feat. Rome Streetz]
  8. Off With His Head [Feat. Ill Bill, Lou From Paradise and Vinnie Paz]
  9. King’s Landing
  10. A King’s Ransom

Beatz

All tracks produced by Big Ghost Ltd

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