Reks – Eyes Watching God

Voto: 4 +

Per Reks oramai non si tratta più di dover dimostrare di essere uno tra i migliori mc’s in circolazione: questo è un dato di fatto più che assodato e spulciando tra i suoi dischi ve n’è prova ovunque. Quello degli ultimi due/tre anni è però un artista che ha intrapreso un percorso di maturazione che l’ha portato ad aggiungere un’altra dimensione a un bagaglio già ottimamente fornito, una vera e propria evoluzione nata da una virata avvenuta da “Rebelutionary” in poi. A partire difatti da quell’album, il lato coscienzioso/sociale di Reks ha preso il sopravvento sul resto, dando luogo a una moltitudine di testi inspessiti nel contenuto, senza che ciò comporti un accantonamento della ricchezza argomentativa che ha sempre distinto il nativo di Lawrence dalla concorrenza. E’ aumentata la dedizione verso tematiche che riguardano la comunità di colore e tutti i problemi che essa si trascina in secoli di (triste) storia americana, senza intaccare di una virgola l’attitudine dell’mc.

Probabilmente fomentata dai fatti più recenti che hanno testimoniato nuovi soprusi ai danni delle minoranze, l’idea di base fa leva su una netta divisione a metà del disco, richiamando classici come “Death Certificate”: la God Side tratta argomenti pertinenti alla religione e alla fede, la Devil Side scova le varie problematiche attinenti alla suddetta comunità, muovendo punti di critica verso l’esterno mai gratuiti, perché esposti senza perdere di vista i propri errori. Reks offre il suo personale sforzo di ridirezionare il pensiero della sua gente verso concetti più profondi di quelli che i nostri tempi altrimenti impongono, sulla conoscenza della propria razza e delle proprie radici, tutti aspetti andati in parte perduti dietro a una tolleranza spesso di facciata. Attraverso uno stuolo impressionante di sillabe assonanti (le barre ne sono ricolme e lui affronta repentini cambi di vocale con velocità e naturalezza invidiabili), allitterazioni micidiali e un flow comandato con grande proprietà, nella prima parte emergono riflessioni su disuguaglianze, rispetto e libertà religiose (“Free Minds”), risaltano testi eccelsi nei legami tra barre che enfatizzano l’umore dell’autore nei confronti del contenuto (in “Martyrs” è davvero amareggiato quando nel ritornello recita <<we’re not equal>>), sottolineano critiche sociali che conseguono nel bisogno di risvegliare la propria coscienza (“Lesser God”, un bel Funk poliziesco attualizzato ai suoni moderni).

Nella seconda frazione cambia il punto di vista e fioccano nuovi argomenti sui quali discutere: per Reks rimane importante parlare di rapporti personali, siano essi relazioni sentimentali (“So Much”) o la costante attenzione nel non fidarsi troppo di qualcuno/a (“Snakes”, la bella “Poison”), fino a giungere a chi il Diavolo idealmente lo rappresenta, quella Polizia contro la quale la potenza di un coro potrebbe riuscire ad aizzare un intero quartiere (“Hop Out Boyz”). A dividere idealmente a metà il disco è pertinente l’inserimento di una dimostrazione di netta superiorità verbale, tanto per concedere il giusto spazio all’arte della guerra (la minacciosa “Hold Your Applause”); medesimo filone seguito da due delle tre bonus track, un paio di autentici pezzi da novanta: la produzione indovina una splendida atmosfera Jazz moderna per dare ulteriore spessore a una dialettica già ricca di incastri perfetti in “54”, mentre “My Arena” e il suo beat infettivo vengono divorati in un sol boccone dal flow a fuoco rapido di un mc che di sbagliare un colpo non vuole nemmeno sentirne parlare, ponendo in sostanziale pareggio le asticelle che rappresentano quantità e qualità. Nonostante la presenza di collaborazioni più o meno note, Reks si sobbarca difatti la solita abnorme mole di peso lirico senza indietreggiare di un millimetro e partecipa pure al canto di alcuni cori, sovrapponendosi o sostituendosi alla controparte femminile con gradevoli risultati.

Contrariamente al precedente “Revolution Cocktail”, Reks fa ritorno a una stesura eseguita con un unico produttore, in questo caso Hazardis Soundz, proveniente dall’umida e assolata Florida, il quale utilizza al meglio la sua assodata capacità compositiva nell’accompagnare per un lungo tragitto (diciassette pezzi complessivi) l’intensità di un rapper prolifico come pochi. Il sound è molto moderno, poco volto al sample e maggiormente orientato alla melodia, ma ben lontano dal rischio di passare per orecchiabile. La pulizia delle sonorità impedisce la ripetizione di cavalli di battaglia come “25th Hour”, ma HS si dimostra un produttore in grado di capire ogni esigenza di un Reks sempre pronto a sfide nuove, è dotato dell’orecchio giusto per far convivere suoni in armonia e per dare sempre l’impressione che ogni pezzo del puzzle sia dove dovrebbe essere, senza perdere di vista la durezza del risultato finale.

Due o tre beat non all’altezza (“Eye 2 Eye” e “Unholy” non sono né malvagie né impressionanti, mentre “Jon Doe Flow” è un filler bello e buono) non sono certo in grado di scalfire la robustezza complessiva dell’ennesimo successo di un Reks instancabile, che sta infilando un ottimo disco dietro l’altro in breve tempo e che si trova probabilmente nella migliore combinazione di forma e maturazione di tutta la sua carriera, un periodo che coniuga le sue grandi abilità di liricista al saper trattare con cognizione di causa argomenti sempre troppo sottovalutati. Vista così, pare un’ascesa inarrestabile. Punto.

Tracklist

Reks – Eyes Watching God (Brick Records 2014)

God Side

  1. Eyes Intro
  2. Garvey [Feat. Noreaga and Saigon]
  3. Free Minds [Feat. EzDread]
  4. Eye 2 Eye [Feat. Venessa Renee]
  5. Martyrs (Steve Biko)
  6. I, Visionary [Feat. Termanology]
  7. Lesser God [Feat. Ming]
  8. Hold Your Applause

Devil Side

  1. Unholy [Feat. Fredro Starr and Ruste Juxx]
  2. Hop Out Boyz
  3. Poison [feat. Dutch Rebelle]
  4. Snakes
  5. So Much [Feat. Knowledge Medina]
  6. Devils Clutches

Bonus

  1. 54
  2. My Arena [Feat. CityBoy Dee]
  3. Jon Doe Flow [Feat. Termanology and Easy Money]

Beatz

All tracks produced by Hazardis Soundz

Scratch

  • Deejay KNS: 8
  • Dj Heron: 14
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