RJD2 – More Is Than Isn’t

Voto: 3,5

A tre anni da “The Colossus” e a due dal progetto Icebird, senza dimenticare l’attiva partecipazione a “MHz Legacy”, RJD2 torna alla sua carriera solista con un disco che a grandi linee ne conferma la direzione intrapresa dopo il pessimo “The Third Hand”, recuperando (in parte) soluzioni quantomeno compatibili con l’Hip-Hop strumentale di “Deadringer” e “Since We Last Spoke”, gioielli irripetibili di un passato che “More Is Than Isn’t” non ricalca mai alla lettera, pur evocandone determinate intuizioni.

Invece che al puro beatmaking, l’approccio pare ambire alla composizione, integrando bene sample e strumenti (spesso suonati da terzi), analogico e digitale; non a caso, è proprio quando RJ infrange quest’equilibrio che l’album perde qualche colpo, come nelle noiosissime “Suite 2” (due minuti che sembrano quasi un’eternità, tra chitarre, synth ed effetti) e “Dirty Hands”. Di segno contrario “Milk Tooth”, le cui robuste batterie si abbinano egregiamente alla ricchezza melodica di fiati e tastiere, o “Got There, Sugar?”, che si apre sul sensuale sassofono Jazz di Elliot Levin e poi divampa in un Funk energico e coinvolgente, confermando un tocco che, nei suoi momenti migliori, riesce ancora a sorprendere.

E’ soprattutto la consueta compresenza di generi differenti, per quanto affini, ad avvicinare “More Is Than Isn’t” a “The Colossus”, senza però che l’uno e l’altro si sovrappongano in maniera speculare; si percepisce anzi un lieve aggiustamento rispetto all’eccessiva eterogeneità del secondo, stemperata da una manciata di brani attigui per mood e intensità, nonché sbilanciati verso l’Hip-Hop: mi riferisco a “Behold, Numbers!”, la scavezzacollo “Her Majesty’s Socialist Request“, “Winter Isn’t Coming” e “Descended From Myth”, che scuotono “More Is Than Isn’t” dal torpore di “A Lot Of Night Ahead Of You” e, ancora una volta, “Dirty Hands”.

Venendo infine alle diverse voci che si avvicendano al microfono, fatta eccezione per l’Aaron Livingston di “Love And Go”, cui tocca un prevedibile tuffo negli eighties, il loro compito viene agevolato dalle suggestive combinazioni selezionate da RJD2, si tratti del Rap aggressivo di P. Blackk, a suo agio sulla rockeggiante “Bathwater”, e di quello onirico di Blueprint, avviluppato negli hi-hat di “It All Came To Me In A Dream”, o del Soul penetrante di Phonte nell’eccellente “Temperamental”. Vari segnali positivi per un’uscita il cui pregio principale, al di là di una prova convincente e tuttavia incostante, rimane l’aver ritrovato un sound che in futuro potrebbe riservarci altre novità, magari a partire dal volume due di “More Is Than Isn’t” già annunciato all’interno del booklet.

Tracklist

RJD2 – More Is Than Isn’t (RJ’s Electrical Connections 2013)

  1. Suite 1
  2. Temperamental [Feat. Phonte Coleman]
  3. Behold, Numbers!
  4. Her Majesty’s Socialist Request
  5. A Lot Of Night Ahead Of You
  6. Bathwater [Feat. P. Blackk]
  7. Milk Tooth
  8. Suite 2
  9. Winter Isn’t Coming
  10. See You Leave [Feat. STS and Khari Mateen]
  11. Got There, Sugar?
  12. Love And Go [Feat. Aaron Livingston]
  13. Descended From Myth
  14. Dirty Hands
  15. It All Came To Me In A Dream [Feat. Blueprint]
  16. Suite 3

Beatz

All tracks produced by RJD2