Roc Marciano and Dj Muggs – Kaos
Se vi trovate dall’altra parte dello schermo a leggere queste righe, è del tutto lecito supporre che una presentazione – curricula alla mano – dei due responsabili del “Kaos” che vado a illustrarvi non sia poi così necessaria. Anche perché negli ultimi mesi entrambi, vittime di una forma di stacanovismo a noi particolarmente gradita, si sono fatti notare a più riprese firmando due dischi a testa (dei quali “Elephants On Acid“, “Soul Assassins: Dia Del Asesinato” e “RR2 The Bitter Dose” già riposti con ordine nei nostri archivi).
Tra le tante collaborazioni, il più delle volte annunciate e mai concretizzate, il matrimonio spirituale tra Roc Marciano e Dj Muggs è uno di quegli avvenimenti a cui qualsiasi feticista medio del Rap d’alta sartoria sognava (e sperava!) un giorno di poter assistere. L’uno ci mette i suoi consueti ricami, riducendo all’osso la gamma cromatica del tessuto musicale, mentre l’altro indossa e sfila ostentando quell’eleganza che l’ha reso uno dei parolieri più carismatici degli ultimi quindici anni; una premessa, una promessa. E questi sono due che (fortunatamente) le promesse le mantengono. Annunci di questo genere sprigionano inevitabilmente la scintilla nella corteccia dell’ascoltatore, che assecondando una pulsione naturale inizia a far carburare le proprie cellule cerebrali tentando di scarabocchiare i possibili contorni del disegno.
Pensi ai tagli di Muggs, a quell’aroma rancido e spigoloso che gocciola dal pentagramma. Pensi alle quartine di Roc, puntellate da un lessico scenografico, scolpito dall’asfalto dei marciapiedi della Grande Mela. Prendi il tutto e inizi a miscelarlo, immaginandone l’eventuale risultato. E cos’è “White Dirt” se non l’esatta concretizzazione di quel potenziale? Grossolanamente tratteggiato a livello corticale, prende poi forma ad alta risoluzione tra le estremità dello spettro udibile.
Altrettanto sporca e minacciosa è “Aunt Bonnie”, che avvolge tra le sue ruvide spire due strofe a tinte squisitamente pulp. Sono vignette intrise di violenza e rese tuttavia appaganti dalla scelta registica di Marci, che invece di imbrattarti la faccia con gli schizzi di sangue ti ci immerge lentamente (<<they gentrified the game/that’s when the God came in Cartier frames/I sprayed your frame, you changed body weight>>), evocando di rima in rima l’odore metallico dell’emoglobina. Endorfine in hertz; uno di quei paradossi che (quasi) solo l’Hip-Hop è in grado di regalare.
Il bravo ragazzo di Hempstead non perde mai il sangue freddo; il suo incedere flemmatico non si scompone sotto il peso delle sue enunciazioni, anche se quel breve silenzio alla chiusura di ogni rima tradisce un riflesso di superbia. Quella tipica di chi non si mostra a voltare la testa, ma con la coda dell’occhio osserva compiaciuto la reazione dei presenti. Come avviene in “Dolph Lundgren”, l’onirico pezzo d’apertura che lo vede ribadire il proprio status nelle gerarchie della catena alimentare urbana (<<don’t let this silky soft skin fool ya/my heart is cooler than winters in Vancouver/pull the Grand Coupe up, it’s brand new like Grand Puba>>), o mentre si appropria di citazioni sacre del genere (<<life’s a bitch, but I’m not the type to marry>>) inebriato dal flauto magico di “The E Train”. Una lama celata nel velluto.
Dalla luminosità diafana di “Shit I’m On” all’asprezza di “Wild Oats” – indubbiamente influenzata dai recenti effluvi elefantiaci provenienti dalla Collina – il “Kaos” partorito da Muggs e Marciano raggiunge un equilibrio totale in cui strofe e musica sono percepite come una manifestazione unica, impossibile da scindere nei suoi singoli elementi. Un’entità di rara natura, del tutto nuova, da parte dei due signori assoluti di queste ultime pagine del calendario.
Tracklist
Roc Marciano and Dj Muggs – Kaos (Soul Assassins Records 2018)
- Kaos Theme
- Dolph Lundgren
- White Dirt
- The E Train
- Aunt Bonnie
- Rolls Royce Rugs
- Caught A Lick
- Wild Oats
- Shit I’m On
- Wormhole
Beatz
All tracks produced by Dj Muggs
li9uidsnake
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