Roc Marciano – RR2 The Bitter Dose
Questa non è musica, è arte. Nell’affermare ciò, Roc Marciano potrà senz’altro apparire spocchioso, tratteggiando una peculiarità affine al personaggio costruito in dieci anni di grandi soddisfazioni discografiche, d’altro canto riteniamo che un forte carisma sia determinante per reggere il peso di un impero autoedificato nell’indipendenza più totale, ascendendo fino a divenire un cult di quest’epoca. E troviamo che la questione offra pure una chiave di lettura diametralmente opposta, dato che quanto sopra espresso vuol altresì esprimere riverenza verso la sacralità del far musica, nonché profondo rispetto per tutti i fan che l’autore ha meritatamente radunato attorno a sé grazie a realizzazioni mantenutesi qualitativamente costanti nel tempo.
Arte è anche l’approccio alla creazione, registrare un disco è l’equivalente dell’osservare attentamente un pezzo di un qualsiasi materiale proiettando nella propria visione ciò che ne conseguirà a modellazione ultimata, fissare una tela bianca e lasciare che in testa cominci già una fruttuosa successione di pennellate. E’ una ricerca complessa delle condizioni ideali per evocare la propria personale folgorazione, per dettare a priori la direzione di tutto il lavoro facilitando un conseguente processo di scrittura che, nel caso specifico, è molto puntiglioso nella ricerca del dettaglio e nell’intreccio metrico, un metodo che ha sinora permesso di soddisfare ogni aspettativa proveniente dall’esterno in maniera del tutto sistematica.
<<The fire for the metal melt the snow, I got stories, bring marshmallows>> suggerisce il corretto atteggiamento da adottare verso l’esperienza “RR2″, che esce a un anno di distanza rispetto al predecessore “Rosebudd’s Revenge” rivelandone ricami tematico/concettuali indubbiamente provenienti da una matassa comune, senza tuttavia far mancare tutti quegli elementi distintivi che permettono di mantenere fresca l’offerta. Questi risultano individuabili nell’originalità con la quale i sample vengono sia ricercati che successivamente utilizzati e nella consueta maestria nella costruzione dei versi, mantenendo la coscienza dell’altezza nello standard acquisito ma accettando anche la sfida per salire di un altro gradino ancora.
Roc Marciano ha difatti sempre dimostrato che bastano poche ma decisive accortezze per diversificare il proprio prodotto e “The Bitter Dose” ne consolida il processo creativo.
A volte si tratta di semplice intuito in fase di scavo, è sufficiente pitchare in leggera accelerazione un improbabile segmento di una sezione ritmica ottenendone un’inattesa ambientazione claustrofobica, creando il presupposto per uno spitting frenetico senza perderne il senso della padronanza (“The Sauce”), oppure prelevare alla fonte servendosi di tagli più lunghi per preservare determinate melodie, scovando loop deliziosi e lasciando occasionalmente spazio ad altre parti estratte dal medesimo brano, ottenendo malinconiche musicalità perfettamente attinenti alla narrativa (“Corniche”, opportunamente eseguita con Action Bronson). In altre circostanze basta invece rinnovare le infinite possibilità metriche possedute, alternando un wordplay multisillabico da urlo (<<it’s all simple math Mami this is not geometry/printing money I’m the dollar tree/they praise the God it’s like idolatry>>) a energiche corde vocali tratte da squisite cornici Rhythm ‘n’ Blues (“Power”), altrimenti lasciando che la morbidezza dell’esposizione prenda il sopravvento rispetto a beat catturati in bassa fedeltà (“Tent City”).
Chiunque si ritrovasse afflitto da nostalgie assortite sarà felice dell’opzione di poter schiacciare il pulsante e scendere alla fermata giusta, ritrovandosi immaginariamente circondato dagli stessi bassifondi che “Marcberg” faceva visitare con tanta perizia di dettaglio, vicoli mal illuminati dov’è consigliato mettersi al riparo dalle mitragliate di assonanze sputate con una recitazione immutabile, inespressiva, eppure così magnetica e affascinante (“Kill You”).
E’ un percorso chiaro e lineare, parte del quale viene fiduciariamente affidato alle poche menti esterne ritenute meritevoli all’assolvimento del compito, ricavandone risultanze assolutamente coerenti. Merito degli Arch Druids (Don Cee e Animoss), collaboratori oramai irrinunciabili e chiamati a forgiare alcuni tra i migliori episodi dell’album grazie all’arguzia nel ricercare materiale più o meno classico da campionare, ove spicca tanto il loop ricavato dai delicati rullanti di “Happy Endings” quanto il curioso sottofondo di “C.V.S.”, occasioni nelle quali Roc Marci non si preoccupa certo della regolarità o meno del beat, governando il timone lirico senza problemi di sorta qualunque sia l’andatura. “67 Lobby”, elaborata da E.L.E.M.N.T. su note orientali degne di un mercatino dell’antiquariato che ben figurerebbe nella Shaolin Land, è infine irresistibile.
Piuttosto, personalmente ritengo misteriosa la perseveranza nel puntare fiches su Knowledge The Pirate, che continua ad apparirci una copia tematicamente e creativamente sbiadita del suo principale, tanta è l’incongruenza di sintonia evidentemente intuibile tra le strofe di una “Major League” già di suo gravemente appesantita da una totale assenza di originalità concettuale, essendo una versione scadente della “Queen’s Gambit” appartenente a due Grandmasters di vostra sicura conoscenza.
Complessivamente, “RR2 The Bitter Dose” rappresenta un’altra piacevole immersione nel cinematografico mondo di Roc Marciano, luogo originato da muse ispiratrici che ora acquisiscono sembianze di bellezze esotiche pronte a spogliarsi tenendo un’arma in mano dinanzi all’acclamato bedspring king e un attimo dopo mutano in un denso viaggio a ritroso per riassaporare quella blaxploitation cui è devoto per merito delle vecchie pellicole e i vinili oggi impolverati con cui è cresciuto, regalando loro un nuovo senso e dando al contempo luogo a quella magia che ne accende il prolifico spargimento d’inchiostro su interi blocchi di carta.
Viene così a crearsi l’ennesima avventura contraddistinta dall’indulgenza che il personaggio riserva continuamente per sé, da istantanee destinate a riviste patinate, grossi bolidi, champagne raffinati, una sensazione di onnipotenza in ogni caso derivante da una scalata che trova le sue umili origini nel ghetto e in tutte quelle esperienze vissute sulla propria pelle, tra le panchine saltate come ostacoli per sfuggire ai raid dei poliziotti, i giorni passati in cella e quelli trascorsi per strada a smerciare roba per tenere vivi i sogni di un domani mai promesso dal destino, guadagnato senza pensare più in là della singola giornata.
La saga di Roc Marciano continua e siamo a cinque centri in altrettanti tentativi. L’abbiamo già detto in principio di recensione che questa non è musica ma arte, perciò il consiglio rivolto a chiunque non fosse convinto di ciò giunge direttamente dalla voce del protagonista: <<stop riding dicks, choose a new muscle group>>. The boss is back, invece, lo aggiungiamo noi.
Tracklist
Roc Marciano – RR2 The Bitter Dose (Rocmarci.com 2018)
- Respected
- Tent City
- Bohemian Grove [Feat. Knowledge The Pirate]
- Corniche [Feat. Action Bronson]
- C.V.S.
- Saks Fifth
- Major League [Feat. Knowledge The Pirate]
- Bedspring King
- The Sauce
- Happy Endings
- Kill You
- 67 Lobby
- Muse
- Pimp Smack (Skit)
- Power
Beatz
- E.L.E.M.N.T.: 1, 12
- Roc Marciano: 2, 4, 6, 8, 9, 11, 13, 15
- Animoss: 3, 10
- Don Cee: 5, 7
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