Roggy Luciano – Amarcord
Premessa: non sono un integralista dell’Hip-Hop, gradisco la complessità semantica e sintattica, amo i suoni che stravolgono l’idea originaria di questo genere musicale e difficilmente riesco a rapportarmi serenamente con quegli album che si ostinano a ricalcare la golden age. Capirete dunque il mio personale stupore e imbarazzo nel dover dare idealmente un felliniano otto e mezzo a un album che guarda al passato, è registrato in maniera non eccelsa e si avvale di un rappato il cui impianto metrico è parecchio semplice (per quanto efficacissimo). Eppure, “Amarcord”, signore e signori, è un grandissimo album, che se fosse stato registrato in uno studio serio avrebbe potuto persino sfiorare la perfezione, per quel che mi riguarda. E attenti a non fermarvi a un primo ascolto, non confondete questo signore con un Kiave o un Ensi (citati quali eventuali riferimenti di una certa attitudine, non a sproposito) senza gli incastri e le punchline che vi piacciono tanto, dategli più di una possibilità, perché Roggy Luciano è un artista con una grandissima personalità e un ottimo gusto, che in quest’album dimostra di fare esattamente ciò che vuole, senza mai strafare.
Entrando nello specifico, potrei citarvi le bellissime “Nostalgia della placenta” o “Il dr. Moebius” (di cui è anche stato realizzato un gran bel video), in cui un Rap quadrato ma fluidissimo si abbandona a un totale nonsense (ci tengo a precisarlo: non trovo indispensabile che si rappino liriche importanti, ma che lo si faccia con stile, per usare un termine vetusto) su due beat che sono delle frustate nei denti (la batteria del secondo in particolare!), campioni vocali giostrati con grandissima maestria e una struttura dinamicissima (notate il lavoro sugli effetti vocali di “Nostalgia…” e sull’andamento della base, una lunga climax verso il disperato urlo di stizza del finale: c’è già molto di più di quello che sarebbe lecito pretendere). O anche l’apparentemente scazzatissima “Minsk”, puro divertissement al sapore di freestyle su di un beat che suona New York come pochi altri saprebbero fare. O, ancora, la struggente “John Merrick”, dove campioni vocali di quello che è uno dei più grandi film della storia del cinema (sta a voi scoprire quale, non ci vorrà molto) si adagiano su un beat che potrebbe piacere moltissimo alla Cinematic Orchestra.
Quel che a un primo ascolto può lasciare perplessi è l’impostazione metrica del tutto, va detto, ma non si può parlare di Roggy come di un mc che non ha stile: ne ha da vendere, semplicemente è legato a un suono che non appartiene agli anni zero o dieci, lo si può capire dal tipo di scrittura, che è originale e riconoscibile, aiutata da un’interpretazione leggera e scanzonata che sottolinea un modo di porsi oramai appartenente al passato. Difficile citarvi dei passi in particolare, visto che ogni periodo va preso come un flusso di coscienza inscindibile dal resto del testo, trovando nell’amalgama la sua ragion d’essere. Ho provato a riassumere i punti salienti del tutto, ma sarebbe iniquo prendere in considerazione solo alcune parti di quest’album. L’unico difetto che mi sento di sottolineare è una qualità eccessivamente casalinga del tutto, che rischierebbe di far finire l’intero lavoro nella categoria dei demo, se non fosse per i pregi che vi ho accennato finora; per il resto, ci sono solo rime e suoni che vengono dal passato e lo fanno rimpiangere in ben più di un episodio. Scaricate il suo disco, distribuito in free download, e scrivetegli, importunatelo, fate stalking, convincetelo a entrare in uno studio serissimo e portare nei negozi un signor disco, perché ne ha tutte le possibilità e merita una visibilità che, detesto dirlo, in troppi hanno senza purtroppo meritarsela. E, se siete ancora dubbiosi, chiedete al signor Ice One come mai abbia pensato di omaggiare l’mc con un remix che fa bene alle orecchie; magari lui sa spiegarsi meglio di me!
Grande album, per dirla in breve, complimenti vivissimi. Dimenticavo, oltre alla musica e alle rime, ci sono miriadi di sample presi dal magico mondo del cinema, un approccio per certi versi vicino a quello dell’ottimo disco di Domasan, perciò fa piacere notare che l’interesse per quest’arte trovi il suo spazio anche nell’Hip-Hop: ce n’è sempre bisogno!
Tracklist
Roggy Luciano – Amarcord (La Blatta Produssioni 2009)
- Clinica (parte 3)
- Nostalgia della placenta
- La banda del grugno
- John Merrick
- Il dr. Moebius
- L’acqua
- Il circo
- Ritorno al circo
- Amarcord
- L’anno del nevone
- La folla, bastoncini
- Minsk
- Omaggio a “Friends” [Feat. Siena]
- Omaggio alla convalescenza
- La valigia
Beatz
Tutte le produzioni di Roggy Luciano tranne le tracce #3 e #9 di Ice One
Jonathan
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