Sandro Su’ – Rodney Mullen
Da una cameretta stipata di, in ordine rigorosamente sparso, poster/dischi/foto di Lou X, Colle der Fomento, Sangue Misto, Mos Def & Talib Kweli, A Tribe Called Quest, ma anche Laura Palmer, “Ghostbusters”, “Willy, il principe di Bel-Air”, Dylan Dog, Corto Maltese e tanto, tanto altro materiale – inclusa ovviamente una tavola da skate – non può che provenire musica di qualità e, dunque, non ci si deve stupire se già al primo ascolto di “Rodney Mullen” la libidine si manifesti in maniera pressoché istantanea.
Questo sesto disco di Sandro Sù è un lavoro ben radicato nei begli anni che furono, forte di un revivalismo fisiologico determinato tanto dall’esperienza e dal gusto del rapper di Termoli quanto dalla sua necessità di differenziarsi/difendersi dall’evoluzione/involuzione del Rap contemporaneo. E infatti la sua peculiarità risiede nel fatto che non siamo di fronte a un mero e fine a se stesso manifesto del si stava meglio quando si stava peggio; al contrario, Sandro ribadisce concetti e valori restando contemporaneo, fresco. E ciò per merito dell’indiscutibile talento sia sul lato rime che – a ‘sto giro – su quello delle produzioni, tutte opera sua a eccezione di “Fradicio” griffata Speaker Cenzou e una manciata in collaborazione con Dj Color, con sonorità grondanti stile grazie a un corposo e coinvolgente mix di Soul, Funk, Elettronica e turntablism.
L’avvio, con l’estratto video “Gnente”, è originale e spiazzante, apertura nella quale un Carmelo Bene versione light – grazie agli scratch di Dj Fakser (Alien Army) – accompagna Sandro nella trattazione del suo difficile rapporto col contesto attuale (<<se state tutti bene che parliamo a fare?/Se siete tutti grandi perché vi spaventa il mare?/Voi che insieme fate il gioco e poi lo odiate/siete tutti sbirri, falce e martello, svastiche, Nike e cappello/…/non mi piacciono questi, ascoltavo Primo, ascoltavo Pino/ora scordano tutto e non sei più vivo pure se sei vivo/finisce che diserto pure se servivo>>), habitat in cui chiunque si sente capo e dunque libero di proporre, dire, fare sostanzialmente di tutto e di più (<<ah, capo c’è spazio per fare brutto/ah, capo c’è spazio per fare tutto/…/quando vedo solo capi senza manco un subalterno/c’è che o state fingendo o qualcuno è scemo>> – “Ah capo”).
Una vera e propria giungla; ma di plastica, con finti gangster e sottofondi musicali rigorosamente usa & getta (<<nei brutti quartieri ci fai i video, io ci vivo/…/sono dieci anni che non ridono/la città è un De Chirico ma con più sbirri in giro/datemi un bar che mi elimino/…/e sto più libero se balli un ritornello in cui non sai che dicono/e chissà che dicono/a me che pare niente e pare pure fuori sincrono/al terzo passaggio mi ha già rotto il cazzo e un timpano>> – “K sera sera”), dove per resistere occorre essere coerenti e “Impopolari” (<<posizione impopolare, quartiere popolare/qua non cambia un cazzo, resta stronzo chi diserta/per chi rimane e non per chi si sposta/per chi c’è davvero e non per chi se l’inventa/allenamento che allevo una belva/abbassa la cresta che so la differenza tra un Punk e un punkabbestia/tra una casa e CasaPound/tra idee per la musica e chi per la musica è Tesla>>).
In un mondo simile, oltre a coerenza e background – artistico e non – occorre essere muniti anche di obiettività ed equilibrio (<<non so più per cosa canto né per quanto/ma so che ti ho visto live e sembri Albano, solo più esaltato/dici che basta il risultato/invece io ho scritto un’equazione di sei metri e resto disturbato/è il concetto di dislivello/un confetto sul mio quaderno/una predica nel deserto/l’effetto del mio dissenso>> – “Sto brutto”), non dimenticando poi che il fatto di discendere tutti dalle “Scimmie” non è una roba che ci rende necessariamente migliori di loro (<<qualunquismo come arma bianca/una savana all’alba/che tu sia gazzella oppure ufficio stampa/…/passa un altro carrozzone e tutti sopra anche se dura poco/ha tutto senso come i finti denti d’oro, i finti tempi d’oro/…/perché vendersi i pensieri è un gioco a perdere/scrivo scomodo per tutti come al solito/che aspettano parli di loro/cantano balle col coro/guardo e mi chiedo chi sono?/Solo scimmie come me>>).
Tirando le somme, “Rodney Mullen” è un gran disco, scritto, prodotto e mixato in maniera eccellente. Otto tracce che riescono a comunicare, con leggerezza e al tempo stesso stile e personalità, concetti e pensieri nient’affatto facili, un pacchetto che pertanto merita di essere ascoltato e riascoltato, condiviso e spinto a palla, perché se un lavoro come questo non raggiunge il giusto e dovuto consenso <<c’è che o state fingendo o qualcuno è scemo>>.
Tracklist
Sandro Sù – Rodney Mullen (4Tuna Records/Glory Hole Records 2020)
- Gnente
- Ah capo
- Fradicio [Feat. Invisibile]
- Impopolari [Feat. Nickbeat]
- K sera sera [Feat. Oyoshe, Dope One e Pepp Oh]
- Scimmie [Feat. Abba Zabba]
- Dio metafora [Feat. Tony Joz e FFiume]
- Sto brutto
Beatz
- Sandro Sù e Antares Color: 1, 4, 8
- Sandro Sù: 2, 5, 6, 7
- Speaker Cenzou: 3
Scratch
- Dj Fakser: 1
- Antares Color: 3
Gabriele Bacchilega
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