Scarface – Deeply Rooted
Il tempo passa, passa inesorabilmente per tutti. E ciò non può che influire sulla carriera musicale di qualsiasi artista. Quanti rapper, dopo i fasti dei primi anni di carriera, hanno toppato pubblicando lavori non consoni al loro blasone? Pochi si riescono a salvare da questo tipo di scivoloni e più gli anni all’anagrafe aumentano, più il rischio cresce (un giorno vorrei chiedere ai Public Enemy come diavolo ci riescano ogni volta…). A ‘sto giro è toccato a Scarface. Mi sembra superfluo sprecare parole sulla sua carriera, dal momento che si commenta da sola, ritengo più opportuno lasciare che siano le varie perle disseminate lungo una discografia più che ventennale a raccontarci chi sia Brad Jordan.
Mi concentrerò quindi sulla sua ultima fatica, “Deeply Rooted”, un disco dal quale purtroppo non emerge per nulla tutto il talento dell’omone di Houston. E pensare che il pianoforte e l’atmosfera misteriosa e solenne dell’intro mi avevano subito evocato l’immagine di Scarface in abito gessato pronto a tornare sulla scena con la forza che da sempre lo caratterizza… E le buone sensazioni erano state riconfermate dalla prima traccia del disco, “Rooted”, con il bel supporto di Papa Reu al ritornello (<<I ain’t go to church, so I am far from a reverend>>, e qui c’è tutto Scarface). Da lì in poi, però, il disco è un continuo alternarsi di alti (pochini) e bassi (troppi). Secondo me, a mancare è il giusto apporto dal punto di vista delle produzioni: troppi beat non mettono l’mc nella condizione di dare il meglio di sé, anzi trasformano il suo Rap in una cantilena assolutamente priva di verve, come in “Steer”, “Anything” o “Keep It Movin'”. A questo punto, molto meglio una cafonata fatta e finita come “No Problem”, che per lo meno ha il giusto carattere per supportare adeguatamente le liriche potenti del nostro.
Ad ogni modo, i migliori brani dell’album sono quelli un po’ più riflessivi e tranquilli, nei quali il vocione di Scarface è accompagnato da soffici suoni Soul: “All Bad” ripropone positivamente le atmosfere e i racconti della vita nel ghetto già raccontate in una pietra miliare come “My Block”; “You”, dedica alla madre con contorni di racconti tipici di chi ha passato la propria gioventù in strada, accompagnato da un perfetto ritornello di Ceelo Green (le voci che richiamano il Soul, quello vero e non quell’inutile cosa classificata come R’n’B, dal sottoscritto sono sempre apprezzatissime); “God”, con la collaborazione di John Legend. Oltre agli ospiti già citati, compaiono nel disco anche i featuring di Zro, Jackson Freeman, Rich Andruws, Rush Davis ed Avant, tutti però circoscritti a un ruolo marginale, occupandosi unicamente della parte cantata. I soli mc’s chiamati a dar manforte a Face sono Rick Ross e Nas in “Fuck You Too”: sul primo è inutile sprecare commenti (credo che nel rappare abbia più problemi respiratori di Galeazzi nel leggere la schedina vincente del Totocalcio), Nasir Jones delude invece completamente le aspettative, offrendo l’ennesima prova di quanto “Deeply Rooted” sia un disco mal assortito.
Non sarà certo questo passo falso a compromettere una carriera nel suo complesso eccelsa, ma bisogna prender nota della netta delusione, specie se teniamo in conto le qualità dell’artista in esame.
Tracklist
Scarface – Deeply Rooted (Let’s Talk 2015)
- Intro
- Rooted [Feat. Papa Rue]
- The Hot Seat
- Dope Man Pushin’ [Feat. Papa Rue]
- Fuck You Too [Feat. Zro]
- Steer [Feat. Rush Davis]
- Anything
- Do What I Do [Feat. Nas, Rick Ross and Zro]
- God [Feat. John Legend]
- Keep It Movin’ [Feat. Avant]
- You [Feat. Ceelo Green]
- All Bad
- Voices
- No Problem
- Outro
- Exit Plan (Bonus Track) [Feat. Akon]
- Mental Exorcism (Bonus Track) [Feat. Alex Isley]
- I Don’t Know (Bonus Track)
Beatz
- Mike Dean: 1, 15
- N.O. Joe: 2, 3
- N.O. Joe and Spuf Don: 4, 8, 10
- Chuck Heat with the co-production by N.O. Joe: 5
- Luke Walker: 6
- N.O. Joe with the co-production by Nottz: 7
- N.O. Joe and EP: 9, 11
- EP with the co-production by N.O. Joe: 12
- J. Bau and M.Mac: 13
- Key: 14
- Kardiak: 16
- Amir Epstein and Arthur McArthur: 17
- Dj Buddha: 18
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