Sean Born and Dunc – Organic
Più passa il tempo e più è evidente come Sean Born si stia imponendo quale lyricist di primo livello, emergendo come personaggio carismatico in grado di dare un’impronta chiara e riconoscibile ai propri lavori e, al tempo stesso, di come sia ancora poco riconosciuto anche all’interno del circuito Hip-Hop underground. “Organic”, pur non essendo un suo disco ufficiale ma un EP interamente prodotto da Dunc (DTMD), conferma le già ottime impressioni scaturite da “Behind The Scale”, a personale opinione l’album rivelazione del duemiladodici, e ne porta avanti l’intento di creare una serie di suoni e tematiche volti a porre Sean all’interno di una nicchia ben precisa, dove ci si inserisce usufruendo dell’esperienza passata costruendo testi efficaci nell’evocare immagini, personaggi e ambienti, contornati da una scelta di beat che strizzano l’occhio al Soul con numerose citazioni blaxploitation.
Nessuna sorpresa, quindi, sul fatto che l’artista esponga nuovamente quello che è il suo piatto forte, ovvero il racconto imperniato sullo spaccio, sulla scalata gerarchica criminale, sui confronti armati, senza scordarsi del sempre importante represent del proprio quartiere depresso, Queen Anne, nel Maryland. Sono argomenti già sviluppati più volte in ambito Hip-Hop, ma Sean Born, sotto questo punto di vista, si avvicina all’impeccabilità, perché trasmette una forte personalità e una tangibile abilità metrica ed espressiva, qualità che stanno alla base del suo riuscire a catalizzare l’attenzione quando parte con una delle sue strofe. Dal canto suo, Dunc conferma la strada battuta nell’esordio dei DTMD, propone dei pezzi spesso privi di una batteria vera e propria, introdotti da un lungo spezzone del sample principale per poi tagliuzzarlo e trasformarlo in un componente del beat, seleziona sonorità brevi e le modifica utilizzando filtri che ricordano gli effetti del caro vecchio SP-1200, si conferma compositore dalle interessanti potenzialità, dotato del gusto e dell’orecchio che occorrono per fare strada.
Ne scaturiscono pezzi particolarmente pregiati come “Work It Out”, contraddistinta da un giretto di chitarra Funk sopra al quale Sean rima con classe facendo emergere tutta la sua scioltezza linguistica e l’elasticità dello schema metrico, oppure del calibro di “Roll Up”, dove il rapper recita la parte del capo di un’organizzazione sopra un sample d’organo particolarmente indovinato – e di tanto in tanto, tra una traccia e la successiva, vengono interposti campioni tratti dal film “Superfly”, tanto per restare in tema. L’EP lascia ampio spazio a ospiti della cerchia Low Budget e Kaimbr, tra gli altri, pare proprio essere quello più adatto a fare da spalla al protagonista principale, timbrando positivamente il cartellino in due episodi; altre partecipazioni di valore sono riscontrabili nel possente boom bap di “Hardship”, dove la batteria diventa finalmente parte integrante di una composizione arricchita dai versi del buon Hassan Mackey e dal flow disordinato ma avvinghiante di Uptown XO.
La partecipazione esterna così allargata è nel contempo l’unico punto di perplessità che “Organic” desta, nel senso che in un EP contenente sette pezzi (otto con il brevissimo “Intro”) si trova una traccia di un minuto abbondante che è un solitario di Toine dei DTMD, peraltro nulla di particolarmente memorabile, e la luce dei riflettori non illumina mai il solo Sean Born se non in due occasioni, troppo poco se il piatto forte del menù è lo stile del rapper principale. Non si capisce allora se sia più una compilation della Low Budget Crew che un vero progetto dell’artista, ma in ogni caso è una gustosissima uscita di cui usufruire in attesa del secondo album ufficiale di Sean, per il quale auspichiamo un’attesa non troppo lunga.
Tracklist
Sean Born and Dunc – Organic (Low Budget Record 2013)
- Intro
- P.G. County Sound [Feat. Kaimbr]
- Work It Out [Feat. Kaimbr and Hassan Mackey]
- Rio [Feat. Toine]
- Bravo [Feat. Kev Brown]
- Hardship [Feat. Hassan Mackey and Uptown XO]
- Roll Up
- Lush
Beatz
All tracks produced by Dunc
Mistadave
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