Talib Kweli – Gravitas
Non sto a girarci tanto attorno: Talib Kweli è in assoluto uno dei miei rapper preferiti sin da quando, ancora giovanissimo, iniziavo ad avventurarmi tra gli sconfinati meandri di questa musica che tanto amo. Nonostante ciò, devo anche ammettere che, pur considerandolo sempre uno dei migliori in circolazione, i suoi ultimi progetti mi avevano lasciato un discreto amaro in bocca, al punto che, alla notizia riguardante l’uscita di questo “Gravitas”, la mia reazione non fu proprio – per la prima volta nei confronti di un album di Kweli – guidata dall’entusiasmo. E infatti, quando mi sono ritrovato col disco tra le mani, ho premuto play nel timore dell’avverarsi del famoso detto non c’è due senza tre, e invece…che sollievo!
Con “Gravitas”, Talib ci consegna infatti un progetto che si rifà alle tendenze del passato, quando i suoi dischi, anche in presenza di produzioni stellari come quelle che hanno ornato capolavori del calibro di “Quality” e “Train Of Thought”, erano guidati principalmente dalle sue strofe. Il primo acuto lo troviamo immediatamente dopo l’intro con “Inner Monologue”, in cui Kweli marcia inarrestabile tra rime e incastri multipli (<<this my inner monologue/burning down your party ‘cause our cocktails is molotov/my crime mob make you stop, lock and drop, don’t get wollywop’d/actually battery in my back like a copper top/got it popping, started on the b-side of “Body Rock”/direct to fan, I’m running my shop like my mom and pop>>) su un beat apparentemente asciutto e minimale di Khrysis.
Abbiamo poi il ritorno del guerilla monsoon Rap nel tripudio lirico di “Art Imitates Life”, che vede nuovamente in azione il binomio Kweli/Black Thought, completato da Rah Digga, chiamata a sostituire Pharoahe Monch per l’occasione; il testa a testa di “Violations”, con l’intramontabile classe dello chef più rinomato di Staten Island; “The Wormhole”, un bel calcione assestato nei confronti dell’ignoranza cospirativa che da qualche anno intride la comunità Hip-Hop (<<what’s this? Y’all ain’t really on no deep shit/I peeped it, scared of a motherfuckin’ secret/society and only being with people you agree with>>); e, dulcis in fundo, la nostalgica “Colors Of You”, traccia d’altri tempi in cui le rime dell’mc sfilano accompagnate a braccetto dall’anima di J Dilla. Un vero gioiello posto a conclusione di un album in cui, e lo dico finalmente con enorme soddisfazione, non c’è nulla da scartare.
“Gravitas” tiene fede al suo nome, è il tanto atteso passo al di fuori di quella palude di noia che aveva caratterizzato gli ultimi album di Kweli. Un passo sicuramente dettato dalla consapevolezza, dato il brevissimo intervallo (poco più di sei mesi se prendiamo in considerazione la data di pubblicazione della versione digitale) che separa questo dal suo disco precedente. Dimenticatevi dunque di “Prisoner Of Conscious” e “Gutter Rainbows” e ascoltate “Gravitas”, è qui che trovate il vero Talib Kweli!
Tracklist
Talib Kweli – Gravitas (Javotti Media 2014)
- Inner Monologue
- Demonology [Feat. Big K.R.I.T. and Gary Clark Jr.]
- State Of Grace [Feat. Abby Dobson]
- Violations [Feat. Raekwon]
- Rare Portraits
- New Leaders [Feat. The Underachievers]
- The Wormhole
- What’s Real [Feat. Res]
- Art Imitates Life [Feat. Black Thought, Rah Digga and Albe. Back]
- Lover’s Peak
- Colors Of You [Feat. Mike Posner]
Beatz
- Khrysis: 1
- LordQuest: 2, 3
- Thaddeus Dixon: 4
- Oh No: 5, 7, 9
- Statik Selektah: 6
- Rich Kidd: 8
- 6th Sense: 10
- J Dilla: 11
li9uidsnake
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