Termanology – Politics As Usual
Il suo esordio vero e proprio, “Out The Gate” (“Hood Politics”, di due anni precedente, inaugurava invece una nutrita serie di mixtape), pur senza attirare a sé tutti i riflettori del music business ha comunque ottenuto consensi positivi, difficile quindi immaginare che al tentativo più importante Termanology potesse fare un piccolo passo indietro rispetto al primo; difficile, ancora più, vista la sfilza di nomi che compaiono in scaletta – un elenco di per sé sontuoso. Sulla carta, “Politics As Usual” sembra infatti il disco su cui ogni big che si rispetti non voleva proprio mancare, evidentemente le quotazioni dell’mc si sono fatte alte e la controparte musicale è diventata importante, peccato che il meccanismo fatichi a prendere quota proprio a causa di alcune inaspettate insufficienze dietro le macchine.
Che vi sembri plausibile o meno, a steccare sono i seguenti signori: Buckwild, Large Professor, Pete Rock, Havoc (tutti e quattro al di sotto del minimo sindacale) e in parte perfino Dj Premier, che se la cava senza troppi sforzi nella stranota “Watch How It Go Down”, alza parecchio il tiro in “How We Rock”, ma ricicla frettolosamente qualche vecchia formula in “So Amazing”. Per fortuna (nostra e soprattutto di Term), l’altra metà dei beatmaker coinvolti risponde alla chiamata con maggior vigore, Alchemist va giù duro in “Hood Shit”, Hi-Tek ammaestra abbastanza bene un loop ipnotico che sembra uscito dalle macchine di Dj Muggs (e il featuring di Lil’ Fame ci sta tutto), Nottz, su cui per la verità riponevo meno fiducia, fa centro in due colpi su tre (“Float”, molto bella, e “Drugs, Crime & Gorillaz”); resta invece senza voto Easy Mo Bee, perché il suo beat sfuma inspiegabilmente nei cinquantadue secondi dell’intro.
Si procede tra alti e bassi, quindi, un po’ come accade allo stesso Termanology, che alterna prestazioni eccellenti ad altre complessivamente inferiori. Il rapper, di origini portoricane ma nato e cresciuto a Lawrence (Massachusetts), non manca certo di abilità e tecnica, di conseguenza “Politics As Usual” ci consegna almeno cinque/sei tracce di notevole fattura, tra le quali cito a titolo di esempio le mie preferite, ovvero “Float” e “How We Rock”. Ciononostante, si avverte qualche indecisione di troppo rispetto ai mixtape usciti durante gli ultimi due anni e il sospetto, tutto da verificare, è che Termanology se la cavi meglio in un prodotto cazzaro destinato al mercato underground, che non in un disco da studio e tematicamente più complesso come quello in questione. Per il momento continuiamo però a dargli fiducia: in fondo, con un paio di “How We Rock” in più e un paio di “Sorry I Lied To You” in meno ne veniva fuori un mezzo botto.
Tracklist
Termanology – Politics As Usual (Nature Sounds 2008)
- It’s Time
- Watch How It Go Down
- Respect My Walk
- Hood Shit [Feat. Prodigy]
- Float
- Please Don’t Go
- How We Rock [Feat. Bun B]
- Drugs, Crime & Gorillaz [Feat. Sheek Louch and Freeway]
- In The Streets [Feat. Lil’ Fame]
- So Amazing
- Sorry I Lied To You
- We Killin’ Ourselves
- The Chosen
Beatz
- Easy Mo Bee: 1
- Dj Premier: 2, 7, 10
- Buckwild: 3
- The Alchemist: 4
- Nottz: 5, 6, 8
- Hi-Tek: 9
- Large Professor: 11
- Pete Rock: 12
- Havoc: 13
Bra
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