Tha God Fahim – Lost Kingz
Vi ricordate quel periodo che fece da cerniera tra gli ultimi calendari degli anni novanta e i primissimi anni del nuovo millennio? Io sì, molto bene… E, lo ammetto, anche con una certa nostalgia. Ricordo che mentre alla luce del sole l’Hip-Hop si avviava a raggiungere (a mio parere e con qualche eccezione) uno dei suoi periodi più opachi, nel sottosuolo assistevamo invece al germogliare rigoglioso di fiori dai colori che neanche potevamo immaginare, spuntati dalle crepe lasciate qualche stagione prima da quel Big Bang che fu “Funcrusher Plus”. Lo chiamavamo underground perché ci dava la sensazione di essere così lontano e incontaminato; al riparo dal puzzo che fuoriusciva da tubi catodici e stazioni radio. Una dimensione riservata a pochi eletti e quasi inaccessibile, anche tra le maglie della rete, al punto che quando se ne scopriva un filone che fino a quel momento era rimasto nell’ombra, si restava inevitabilmente abbagliati.
Prima ci fu la Rawkus, poi fu il turno di Anticon, Stones Throw, Def Jux e via dicendo. Ognuno aveva la sua preferita. Ed era bellissimo! Ma sono giorni che, ahimé, non torneranno più, perché difficilmente replicabili in una realtà in cui è diventato possibile richiamare nel palmo della propria mano migliaia di album a comando. Esiste però ancora qualche frammento di quel modo di concepire la Cultura. Delle schegge impazzite, se vogliamo, che i tentacoli del sistema non riescono a sovrascrivere. Proprio come Tha God Fahim, che sembra e suona come un polveroso ricordo vivente di quei tempi. Il suo catalogo è come il centro di Tokyo nell’ora di punta: caotico e affollato. E, nel mezzo di quel caravanserraglio, “Lost Kingz” è la bussola che viene in soccorso indicando l’entrata a chi si è smarrito ancor prima di mettersi in cammino.
La doppietta in apertura spalanca un varco interdimensionale. Quando si accende il beat di “Iron Fist” l’impressione è quella di ritrovarsi già in piena caduta libera, in compagnia di un leporide con panciotto e orologio da taschino, mentre in lontananza Muggs pizzica alcune corde dalla consistenza mercurica. C’era un tempo in cui le copertine dei dischi sembravano animarsi durante l’ascolto; accadeva durante il Rinascimento della doppia acca, quando le colline feudali del Giappone prendevano forma non appena si posava la puntina sui primi vinili marchiati con l’effigie del Clan. E Fahim è un discendente diretto anche di questa tradizione. La successiva “Running On E” è infatti di nuovo complice dell’evocazione. Lui snocciola pillole di saggezza indirizzate a chi ha ancora il tempo largamente dalla propria parte per metabolizzarle e il metronomo si occupa di scandire il fruscìo del vento tra le dune. Elementi un po’ nerd? Forse. Ma i coefficienti fantasma contano. Un’equazione musicale nel Rap non sempre si può risolvere solo per barre e beat.
Scomodando la matematica, la produzione di Tha God Fahim è però di quelle che necessitano di tutti gli ingranaggi ben sincronizzati; ne basta uno che scazza ed ecco che l’impalcatura inizia a tentennare. “Play Ground Legend” è l’esempio in positivo: campione vocale ipnotico appiccicato su un giro di fiati strozzati; entrata in materia carismatica (il timbro alla Cormega gioca molto a suo favore) del padrone di casa; apparizione poltergeist di Mach-Hommy, che trova il modo di infilare la successione di Fibonacci e il cunnilingus nella stessa strofa. “Blade Fordge” è invece il suo doppelgänger, la moneta che non si piega al morso. Ma è una delle poche. Le correnti esoteriche di “Scarlett Murder” (la presenza di Vinnie Paz la fa sembrare di diritto uno spin-off dei Jedi Mind Tricks di metà anni zero), così come “Renowned” e il vivace galoppo di “Cash Rulez”, fanno abbassare il giusto piatto della bilancia.
Facendo il conto della serva, “Lost Kingz” non è certamente né il meglio né il peggio che Tha God Fahim abbia mai fatto. Però una cosa – ringraziando soprattutto una distribuzione meno oscura rispetto al passato – la è di certo, ossia un’ottima scusa per iniziare ad ascoltarlo.
Tracklist
Tha God Fahim – Lost Kingz (Nature Sounds 2020)
- Iron Fist
- Running On E
- Blade Fordge [Feat. Mach-Hommy]
- Play Ground Legend [Feat. Mach-Hommy]
- Renowned
- A Breath Of Winter
- Stay Fly
- Scarlett Murder [Feat. Vinnie Paz]
- Life After
- Cash Rulez
Beatz
- Dj Muggs: 1
- Tha God Fahim: 2, 3, 6, 7, 8, 9
- The Architect: 4, 5
- C-Lance: 10
li9uidsnake
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