The Best Of 2020: l’opinione della redazione
BRA
USA: ben ritrovati, anzitutto – ché quest’anno è meglio dirselo, sfanculando scaramanzia e annessi. E che anno è stato, quindi, sul versante della nostra musica preferita? Fitto, come minimo. Tanti titoli, non di rado meritevoli e talvolta anche qualcosina in più. Tre label, in particolare, continuano a scommettere lì dove in molti tirano i remi in barca (ne cito la mia top 3): fuori per Griselda Records “Pray For Paris” di Westside Gunn, “LULU” di Conway The Machine su produzioni Alchemiche e “The Versace Tape” di Boldy James; per Rhymesayers, “Felt 4 U” dei Felt, “Spirit World Field Guide” di Aesop Rock e “The Day Before Halloween” degli Atmosphere (a soli dieci mesi da “Whenever”), ma questi ragazzacci ci hanno fatto sussultare anche quando Evidence ha rilasciato “Unlearning”; per Mello Music Group, “Dueling Experts” dell’omonimo duo formato da Recognize Ali e Verbal Kent (iperattivo: quattro titoli sul tavolo!), “Your Birthday’s Cancelled” degli Iron Wigs (appunto: Kent, Vic Spencer e SonnyJim) e “Milestones” di Skyzoo. Poi? Ovviamente “Run The Jewels 4”, solita sberla da parte di El-P e Killer Mike che rappano meglio di chi dice che rappa da Dio, hanno strumentali che fanno fumare le casse dell’impianto stereo e sono belli da morire. Un altro che si è speso parecchio è Boldy James, che citiamo di nuovo per l’ottimo “The Price Of Tea In China” prodotto da quel genio di Alchemist; sempre quest’ultimo invia una bella cartella di beat a Freddie Gibbs per mettere sui fornelli “Alfredo”. E se “Only For Dolphins” di Action Bronson risponde alle nostre attese, “Extinction Level Event 2 – The Wrath Of God” di Busta Rhymes le supera di molto. Mea culpa, infine, per non aver ancora ascoltato a dovere “Reasonable Drought” di Stove God Cooks, “Mt. Marci” di Roc Marciano e “Dump YOD: Krutoy Edition” di Your Old Droog: l’assaggio, comunque, è sufficiente per conteggiarli tutti tra le tappe obbligate degli ultimi dodici mesi.
ITA: sul dato numerico, diversamente da quanto detto sopra, manifestiamo le medesime perplessità dell’anno scorso, ritenendo che l’Hip-Hop (non gli affini) sia stato confinato in una nicchia sempre meno battuta. Cominciamo nel segno di Make Rap Great Again: che vi piaccia o che vi stia sul cazzo, è innegabile che la factory di Gioielli si stia facendo il culo come nessun altro, perciò un grazie gli è dovuto. Per gusto personale, il collettivo “Pray for Italy”, “B movie” di Blo/B (miglior rapper italiano del 2020 e non c’è stata competizione) e “Make money like war” di RollzRois sono i tre titoli di punta di un’annata che ricorderemo però anche per l’EP cult “5 bambole per la luna d’agosto” di Gionni. Non occorre spostarsi di molto, poi: “Dioscuri in Tuxedo” di Silla e Weirdo conferma il duo tra le combinazioni più forti del momento, tant’è che ne vorremmo ancora. Molto validi, infine, il ritorno di Sandro Sù con “Rodney Mullen” e l’esordio della J.S.P. Crew con “Lotto con me stesso”; ma, se ci fosse stato più tempo a disposizione, sono sicuro che avremmo potuto dire altrettanto di “Da Specialists”, nuovo progetto a firma congiunta di Lise, Clas K., Dj Elle e Dj Snifta, e “Trinity” dei Triflusso, ovvero Caleb, Jhona e Zoro: in ambo i casi, recupereremo nel corso delle prossime settimane.
MISTADAVE
Il venti/venti è stato un anno che ricorderemo per sempre, in particolare per la pandemia globale che ha condizionato la vita di ognuno di noi. Estraendo il lato positivo da una situazione oggettivamente negativa, durante un lockdown che non lasciava molte alternative c’è stato modo di trascorrere più tempo per ascoltare musica e, di conseguenza, il ventaglio di scelte da cui prendere il meglio di quest’anno tribolato è più ampio del solito. Il primato assoluto sento di doverlo assegnare a Elzhi, una figura davvero incredibile per la qualità delle sue pubblicazioni, che con “Seven Times Down Eight Times Up” ha offerto un album ancora una volta superiore a livello lirico, metrico e contenutistico, scavando le superfici più evidenti dell’Hip-Hop arrivando a utilizzarlo per l’analisi della sua stessa condizione, umana e artistica. Un ottimo lavoro, svolto in compagnia della gradevole produzione offerta da JR Swiftz. Loro non possono mai mancare quando pubblicano qualcosa, d’altra parte sono il duo che ha marchiato a ferro e fuoco l’ultimo decennio di Rap componendo una coppia solidissima e affiatata, cazzona ma impegnata quando serve. El-P e Killer Mike hanno devastato ogni cosa anche con la quarta edizione targata Run The Jewels, mettendo in mostra tutta la versatilità lirica del duo e beat visionari che mischiano il presente dei sintetizzatori con chiare citazioni dalla old school degli anni ottanta, palese segnale di un cuore ancora pulsante nel mezzo della vasta modernità. “Ooh LA LA” è il pezzo che in assoluto ho consumato più di ogni cosa! Grande ed encomiabile è stato anche il lavoro del collettivo chiamato Jamo Gang, una combinazione letale tra le capacità liriche di Ras Kass (che nel frattempo intervistavamo qui) ed El Gant, più la produzione fresca di J57: “Walking With Lions” è un disco di quelli che ascolterò anche negli anni a venire per il suo indiscutibile appeal, grazie a contenuti intelligenti, tematiche ottimamente sviluppate e chicche come “The 1st Time”. Impossibile, poi, lasciare fuori dall’elenco l’esordio dei Dueling Experts, ottima fusione tra il liricismo grezzo di Recognize Ali e il più pacato stile di Verbal Kent, ambedue abili nello scambiarsi colpi di sciabola sopra ai beat offerti da Lord Beatjitzu, eccelso creatore di suoni sporchi e marci che sembrano provenire da un vecchio tape appositamente rovinato per un risultato che mi ha altamente soddisfatto, da buon fan del Wu-Tang Clan. Menzione d’onore per Planet Asia, che mi ha finalmente convinto del tutto con “Trust The Chain”, progetto realizzato con 38 Spesh e che valorizza a dovere tutto il grande talento del rapper di Fresno, sostenuto da un comparto musicale indiscutibilmente efficace.
LI9UIDSNAKE
Qualcuno la domanda se la sarà posta – ed è lecito averlo fatto: quello che abbiamo appena attraversato è stato il peggior anno di sempre? Forse. Di certo occupa un gradino alto di questa particolare classifica. Ma, se parliamo di Hip-Hop, il 2020 è stato tutt’altro che disgraziato. Anzi, si ricordano (senza tornare troppo indietro) anni ben peggiori… Il 2020 è stato l’anno in cui Aesop Rock – con “Spirit World Field Guide” – si è nuovamente preso gioco del tempo; che passa per quasi tutti, ma non per lui. Il 2020 è stato l’anno del più dirompente dei quattro che vengono da sé, firmato da due ragazzini più vicini ai 50 che ai 40, noti all’anagrafe come Jaime Meline e Michael Santiago Render. Il 2020 è stato l’anno in cui, pur senza sganciare il classico (che era invece atteso), Black Thought ha ricordato a tutti perché è il migliore in quello che fa. Il 2020 è stato l’anno del mo ce pigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost firmato da Griselda, con Benny The Butcher a guidare il plotone d’esecuzione e Boldy James subito dietro. Il 2020 è stato l’anno in cui l’Alchimista – prima smerciando tè dalla Cina e poi cucinando fettuccine con Freddie Gibbs – sembra aver scoperto la pietra filosofale per trasformare i suoi beat in statuette d’oro a forma di grammofono. Il 2020 è stato l’anno che ci ha ricordato quanto sia importante rialzarsi sempre una volta in più rispetto a quante volte si cade, Elzhi docet. Il 2020 è stato l’anno in cui siamo tornati ad ascoltare sullo stesso pezzo Ill Bill, Sabac e Goretex. Il 2020 è stato tante altre cose… L’anno della guarigione di Nasir Jones da quella sfiancante “King’s Disease”, dei nuovi inizi in casa Top Dawg con Reason, della discendenza di KA-ino e delle visioni ardenti dei clipping., ambasciatori di un sottosuolo in cui colorare senza uscire dai contorni non è mai contemplato. Che altro dire? Il 2020 è stato senza alcun dubbio un anno molto pesante. Ma, per fortuna, l’Hip-Hop ha saputo tenerci per mano.
GABRIELE BACCHILEGA
Fine anno e quindi tempo di classifiche, solitamente un atto quasi dovuto ma che a ‘sto giro diventa necessario, anche solo per tentare di esorcizzare questo assurdo e orribile 2020. Nel campionato etichette, dominio assoluto della M*R*G*A grazie a un’impressionante serie di uscite di alto/altissimo livello, tra le quali su tutte “B movie” di un Blo/B sempre più top player e “Alta moda” di quell’enfant prodige che risponde al nome di Armani Doc. Molto bene anche “Zamparini” di Bras e “Make money like war” di RollzRois. Lasciandoci alle spalle la scuderia di Gioielli & Co., il primo disco da segnalare è “Lotto con me stesso” della J.S.P. Crew: Rap suonato, viscerale e autentico. Libidine assicurata anche con “Drammachine II” – Apoc alle macchine, Musteeno e, guarda un po’, Blo/B al micro – e “Milky way” dei XVI Religion, ovvero i 16 Barre che cambiano ragione sociale ma non perdono nulla in impatto e visionarietà; se invece si è alla ricerca di stile e classe, “Rodney Mullen” di Sandro Sù è assolutamente il titolo giusto. Uscendo dai sentieri solitamente battuti, segnalo “Nati diversi” di Gianni Bismark, bella contrapposizione tra produzioni eleganti e attuali con lo stile coatto e asciutto del capitolino, e “Anima mundi” di Axos, un disco sì con alti e bassi, ma che comunque certifica talento e potenziale (anche commerciale) del milanese. Segnalazione last minute, infine, per tre album freschi di stampa, antitetici tra loro come stile e mission, che però fanno in pieno il loro dovere e dunque prendiamo come buon auspicio per il 2021: “Brianza chronicles” di Ape, “Bir Tawil” di Dargen D’amico e “Trinity” dei Triflusso.
Bra
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