Too $hort – Shorty The Pimp
Pensando alla Bay Area, è impossibile non collegarla a Too $hort, il vero e proprio padrino della scena underground di Oakland, a suo modo un innovatore dell’Hip-Hop capace di diventare miliardario senza necessitare di una major, amblema del concetto di autoproduzione e autopromozione. Todd Shaw non ha mai avuto bisogno di una hit da classifica per raggiungere il platino, i suoi dischi non hanno faticato a vendere per via delle loro caratteristiche, composte da drum machine essenziali, assenza di campionamenti, bassi e chitarre realmente suonati e temi ossessivi, incentrati sul potere dei soldi e sulla figura (costruita ad arte) del pappone Hip-Hop per eccellenza.
“Shorty The Pimp” fa parte del suo periodo di massima notorietà e rispecchia ognuno dei caratteri precedentemente esposti: Shorty è un animale che circuisce la sua preda, le gira attorno senza pietà e la sfrutta al massimo nel pieno dell’egoismo, mantiene le giuste distanze una volta soddisfatti i suoi bisogni, fa pesare un’egemonia che non tradisce insicurezze alcune. Non sorprenda, dunque, che la parola bitch venga utilizzata 45.286 volte, non ci si meravigli di trovare titoli come “Hoes” o “I Ain’t Nothin’ But A Dog” e che quasi ogni brano tratti sempre della stessa cosa: il piacere di avere una donna diversa ai propri piedi, obbligata a esaudire qualsiasi desiderio dietro lauto compenso, marchio di fabbrica dell’intera carriera del rapper.
Il disco si ascolta abbastanza volentieri, “In The Trunk” e “I Want To Be Free” sono di fascino intatto rispetto all’epoca in cui emersero come singoli trainanti, il Funk suonato e la staticità dei ritmi sono i padroni della scena, proprio per questo le variazioni sul tema regalate da “Hoochie” e dall’eccellente “Step Daddy” fungono da giusta pausa per delle orecchie a tratti stancate dalla monotonia della struttura principale. Too $hort esce raramente dai suoi schemi, ma quando decide di farlo lo fa come si deve: “It Don’t Stop” mira a ridicolizzare liricamente i fantocci da classifica, mentre “So You Want To Be A Gangster” è un caldo invito per i ragazzi a stare lontani dalla vita di strada, tema sprovvisto della stessa forza di quello principale (sesso e soldi), ma comunque ricorrente in tanti dei (numerosissimi) dischi sfornati da questo peso massimo della west coast.
“Shorty The Pimp” è un album da prendere a piccole dosi (Dio ci salvi dall’ascoltare gli undici minuti di “Somethin’ To Ride To” tutti in una volta), che incuriosisce per la sua diversità ma che alla lunga stanca per la sua ripetitività. Sta a voi decidere se rischiare o meno: prendere o lasciare, a Shorty il Pappone i compromessi non sono mai piaciuti…
Tracklist
Too $hort – Shorty The Pimp (Jive 1992)
- Intro: Shorty The Pimp
- In The Trunk
- I Ain’t Nothin’ But A Dog
- Hoes
- No Love From Oakland
- I Want To Be Free (That’s The Truth)
- Hoochie [Feat. D’Wayne Wiggins]
- Step Daddy
- It Don’t Stop
- So You Want To Be A Gangster
- Somethin’ To Ride To [Feat. Ant Banks, Pooh Man and Mishani]
- Extra Dangerous Thanks
Beatz
- Too $hort: 1, 2, 4, 9, 11, 12
- Ant Banks: 3, 5, 6, 8, 10
- D’Wayne Wiggins: 7
Mistadave
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