Uochi Toki e Nadja – Cystema solari
Di solito, quando si deve parlare di un progetto particolarmente sperimentale, si ha l’esigenza (o almeno: io ce l’ho) di fare lunghe premesse in cui si mettono le mani avanti, spiegando il senso dell’inserimento di un gruppo in un determinato contesto e pregando il lettore di contestualizzare a sua volta recensione e giudizio. Questa volta proviamo a non farlo: gli Uochi Toki sono una realtà abbastanza nota, fanno un genere che ha a che vedere con il Rap, ma si discosta di parecchio da tutti i limiti e i difetti (e ovviamente dai moltissimi pregi) tipici dell’Hip-Hop, portando da sempre avanti un discorso che mette continuamente in discussione il proprio lavoro svolto fino al disco precedente. Quindi, anche questo “Cystema solari” è una sfida. Non tanto all’ascoltatore, sfidato oramai così tante volte da Napo e Rico (rispettivamente rapper e produttore) da non sentirsi più minacciato in alcun modo, quanto a loro stessi.
In questo caso, la sfida è nel realizzare un disco che, per suonare spaziale, deve almeno avere un respiro internazionale. Per ciò che concerne la musica, il problema non si pone, grazie anche all’apporto dello stimato duo dei Nadja (formazione canadese con domicilio a Berlino, di area Noise/Ambient, per quanto le etichette siano superflue): le atmosfere sono decisamente sideree, le dimensioni sono sterminate (sembra che ampiezza sia la parola d’ordine, come emerge dalla durata dei vari pezzi e forse dalla consistenza stessa del suono, elemento che emerge in maniera prepotente di fronte a tutti quelli che hanno avuto modo di assistere alle poche esecuzioni live di questo progetto, registrato appunto in presa diretta invece che in studio) e il risultato è un amalgama che, per certi versi, sembra più far propendere l’ago della bilancia verso la componente nadiesca che rispetto alla produzione del comunque bravissimo Rico (che ha già dimostrato di sapersi dedicare a lavori di tipo diversissimo, si veda ad esempio il suo progetto La Morte).
Tuttavia, la componente più vicina agli Uochi emerge se ci spostiamo sul versante lirico. Se mai c’è stato un tentativo di esperanto (e non quindi di invenzione di un linguaggio, come ad esempio potevano aver fatto i Sigur Ros), è da individuare in questo lavoro. Tra latino, italiano, inglese, francese e non si sa bene cosa, Napo è riuscito a creare una grammatica di difficile (abbiamo detto difficile, dunque non impossibile) comprensione, aggiungendo così un tassello nella sua sterminata collezione di sperimentazioni sul linguaggio. Un pollice su per il nobile intento, dunque, e parzialmente anche per il risultato, dal momento che vedere un lavoro così approfondito sul linguaggio e sulle sensazioni che può suscitare capita di rado e forse è ciò che differenzia un semplice disco da un’esperienza. Di negativo, se è lecito usare questo termine, c’è che viene un po’ meno quella fascinazione data dai ragionamenti tortuosi tipici di altri lavori (non ho mai sentito parlare qualcuno così brillantemente di razzismo, fasci e sbirri come nell’ottimo “Macchina da guerra”, il disco precedente a “Cystema solari”), ed è un peccato perché così bisogna accontentarsi di una lunga serie di immagini quasi documentaristiche sullo spazio e sul sistema solare, senza perdersi nella bellezza delle lucidi analisi di Napo (anche se è splendido il finale). Che poi, sia chiaro, non è che non si parli di nulla, ma trovandoci di fronte alla persona che forse più di tutti ha lusingato il nostro idioma in ambito Rap (siamo d’accordo, non è Hip-Hop, ma ciò invalida in qualche modo i suoi meriti?), da parte del sottoscritto si avverte un po’ la mancanza di quell’elemento.
Si tratta, a ogni modo, di un disco sperimentale, che non ha molto senso prendere in analisi partendo da un brano o dall’altro (quattro sono le tracce, ma oserei riferirmi a suite o movimenti, contenenti a loro volta diversi potenziali brani), né citando questa o quella frase (però, il finale di cui vi dicevo, <<nous sommes trop close, noncuranti de la fine, del calore, di poterci sciogliere>>, è da brividi), ma da assorbire come semplice esperienza, partendo dal presupposto che il disorientamento (e – perchè no? – il non apprezzamento) dell’ascoltatore rientri tra i maggiori rischi di quest’uscita. Il mio consiglio è di evitare la ricerca semantica, vivendo la cosa come un viaggio, a occhi chiusi o in una stanza senza finestre (come fatto da me, per altro in compagnia degli autori stessi, ma questa è un’altra storia), o ancora convincendo gli Uochi a fare un concerto in un planetario (è probabile che accettino). Disco dunque non giudicabile, ma assolutamente consigliato, ricordandovi più che mai che qui non ha senso cercare guizzi di flow o tecniche (perché, cerchereste il flow e le tecniche in un disco dei cLOUDDEAD? O in uno degli Shabazz Palaces? E, soprattutto, servono sempre?), ma di semplice studio su possibili vie di esprimere (o non esprimere) concetti distantissimi non solo dalla media dei dischi italiani di Rap ma, è il caso di dirlo, da tutti noi. A vostro rischio e pericolo, caricatevi di ossigeno e non abbiate paura.
Tracklist
Uochi Toki e Nadja – Cystema solari (No label 2014)
- Pluton, Neptune, Uran
- Saturn, Jupiter
- Mars, Earth, Venus, Mercury
- Sun
Beatz
Tutte le produzioni di Rico e Nadja
Jonathan
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