Vinnie Paz – Season Of The Assassin

Voto: 4

Per Vincenzo Luvinieri, aka Vinnie Pazienza, la porzione di duemiladieci sinora trascorsa è stata senza dubbio caratterizzata dalla prolificità con cui ha accumulato una performance al microfono dietro l’altra, con partecipazioni sparse tra Army Of The Pharaohs, Reef The Lost Cauze, Diabolic, fino al suo primo disco solista, “Season Of The Assassin”. Molte delle tracce qui contenute si rifanno al classico stile di zio Vinnie, che utilizza sovente le strofe a disposizione per informare il suo prossimo a quale tortura fisica verrà sottoposto (<<I’ll stick through the wrist with a steel spike/and now maybe you’ll overstand the pain of the real Christ>>, sostiene chiudendo “Monster’s Ball”), con la giusta dose di malvagio sarcasmo tipico della sua personalità e saltuari ceffoni verbali al rapper sbarbatello di turno.

A seguito di un intro che spiega con efficacia il significato dell’album, “Beautiful Love” riesce a portare la temperatura ai livelli corretti, caricando a molla l’ascoltatore e spingendo minacce assortite sopra un ottimo beat di Shuko (due apparizioni alle macchine, due omicidi nel senso positivo del termine), aprendo la via a una serie di episodi decisamente interessanti. Vin aggredisce il microfono spesso con forti motivazioni, come succede in “Righteous Kill”, Sick Jacken fornisce il refrain adeguato per un’altra delle straordinarie produzioni di Muggs, “No Spiritual Surrender”, in “Street Wars”, infine, si registra la miglior performance di Block McCloud al coro, facente parte di un’altra base ampiamente sopra la media (eccola la bomba numero due di Shuko). Quest’ultima traccia è quella che introduce alla parte centrale del disco, dove Vinnie cala il tris d’assi in cui compaiono l’eccellente cantato di Lawrence Arnell in “Ain’t Shit Changed”, il saltuario ma decisivo giro di piano di “Aristotle’s Dilemma” (genialata di Madlib) e la potente “Kill ‘Em All”, sganciata in pieno stile AOTP mixando un coro da chiesa e un rullante molto cattivo.

Un altro pregio del disco si registra quando Paz si stacca dalle sue solite tematiche risultando sorprendentemente efficace e dando dimostrazione che persino una persona vile quale lui stesso si ritiene – o vuol far credere di essere – può partorire rime e pensieri provenienti dal cuore. Per quanto alcuni episodi come “Keep Movin’ On” e la conclusiva “Same Story”, un ricordo dolce/amaro del patrigno scritto con grande sensibilità, dai detrattori possano essere considerati soft, non si può non restare colpiti dalle forti connotazioni sociali della prima e dal ricordo di episodi tragicamente autobiografici della seconda, brani che hanno il sicuro pregio di interrompere la monotonia concettuale del disco arricchendolo di nuove angolazioni perfettamente interpretate dal cantato di Liz Fullerton e Sarah Worden. Cantato, quello che si trova attraversando le varie parti di questo lungo viaggio, che però non è sempre pregevole nei risultati, specie in “End Of Days” (che ripropone con rabbia e vigore la cospirazione dei potenti, invitando ad aprire gli occhi e riflettendo su ciò che circonda l’America) e “Paul & Paz”, nelle quali il sovrautilizzato Block McCloud esagera col voler raggiungere toni troppo alti (nella prima) o si perde in coretti futili contenenti il solito mix di dough e paper chasing trito e ritrito da tutti i G-rappers (nella seconda).

Essendo un album molto variegato a livello produttivo (Muggs, Lil’ Fame, Lord Finesse, 4th Disciple, Bronze Nazareth e chi più ne ha più ne metta…), “Season Of The Assassin” sventa il pericolo del doversi sorbire ventuno tracce troppo simili tra loro, ma non è esente da difetti. I quali sono sostanzialmente due: sarebbe anzitutto risultato più agevole da ascoltare scremando di più i brani (“Bad Day” che ci fa qui?), valutazione automatica se si pensa alla monotonia del flow semi-urlato del rapper (in “Monster’s Ball” sembra addirittura scazzato…), secondariamente pare eccessivo l’uso di strutture metriche che spesso non vanno oltre il solito I am, I have o I’ll make you più relativi vocaboli.

In ogni caso, ciò che resta porta sempre allo stesso risultato: “Season Of The Assassin” è un disco dannatamente solido, confermandosi tra le pubblicazioni più riuscite di un duemiladieci nel quale il signor Pazienza viene, a merito, continuamente chiamato a spittare violenza dovunque gli capiti.

Tracklist

Vinnie Paz – Season Of The Assassin (Enemy Soil Records 2010)

  1. Intro
  2. Beautiful Love
  3. Monster’s Ball
  4. Pistolvania [Feat. Freeway and Jack Frost]
  5. End Of Days [Feat. Block McCloud]
  6. Righteous Kill
  7. No Spiritual Surrender [Feat. Sick Jacken]
  8. Street Wars [Feat. Clipse and Block McCloud]
  9. Ain’t Shit Changed [Feat. Lawrence Arnell]
  10. Aristotle’s Dilemma
  11. Kill ‘Em All [Feat. Beanie Sigel]
  12. Keep Movin’ On [Feat. Shara Worden]
  13. Brick Wall [Feat. Ill Bill and Demoz]
  14. Role Of Life
  15. Nosebleed [Feat. R.A. The Rugged Man]
  16. WarMonger
  17. Paul And Paz [Feat. Paul Wall and Block McCloud]
  18. Bad Day
  19. Washed In The Blood Of The Lamb
  20. Drag You To Hell
  21. Same Story (My Dedication) [Feat. Liz Fullerton]

Beatz

  • ManyBeats: 1
  • Shuko: 2
  • Stu Bangas: 3
  • C-Lance: 4, 11, 13, 17
  • Sicknature: 5
  • Lord Finesse and Davel “Bo” McKenzie: 6
  • Dj Muggs: 7
  • Shuko and Fonty: 8
  • MTK: 9
  • Madlib: 10
  • MoSS: 12
  • Bronze Nazareth: 14
  • DC The MIDI Alien: 15
  • Fizzy Womack (Lil’ Fame): 16
  • Da Beatminerz: 18
  • 4th Disciple: 19
  • Dj Kwestion: 20
  • Scott Stallone: 21
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