XClan – Xodus – The New Testament
Nei primi anni ’90 non era difficile imbattersi in visualizzazioni che raffigurassero un gruppo di personaggi agghindati secondo le usanze delle tribù africane, circondati da simbolismi egizi e riferimenti biblici, facendo intuire di essere un vero e proprio movimento all’interno del quale la musica era solo uno dei molteplici aspetti della faccenda. Gli XClan erano difatti stati concepiti quale ramo Hip-Hop del movimento Blackwatch, basato sui concetti militanti del nazionalismo nero, sul risveglio della coscienza alimentato dalla voglia di rivalersi sulle differenze razziali di cui l’America si era resa responsabile, creando un ideale proseguimento del filone Black Power per il quale i Public Enemy avevano già abbondantemente aperto la strada, attirando l’attenzione degli altolocati potenti. Per via della loro stessa natura, gli XClan potevano essere considerati una moltitudine di persone organizzate secondo un preciso compito di diffusione del pensiero, ma le figure che interessano ai fini di questa recensione sono essenzialmente quattro.
Le due principali sono rappresentate da Professor X e Brother J: il primo era un veterano della scena Hip-Hop purtroppo venuto a mancare nel 2006, ideatore dell’operazione e oratore presente nei brani con brevi frasi di riflessione/provocazione, marchiati dal sissyyyyyyyyyy che terminava quasi ogni brano del gruppo; il secondo gestiva invece a tempo pieno il ruolo di rapper vero e proprio, distinguendosi attraverso un tono vocale tanto serio da diventare presto inconfondibile, profondo quanto bastava per apparire fermo e minaccioso. I due si occupavano anche della produzione in collaborazione con Sugar Shaft e Paradise The Architect, rispettivamente dj e assemblatore di suoni, proponendo beat fondati principalmente sul Funk e mischiandoli a campioni per lo più ricavati dalla black music a cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Ideale seguito di “To The East, Blackwards”, l’album d’esordio del collettivo, “Xodus” ne segue le principali linee teoriche fissate su concetti di rivoluzione di massa contro lo zio Sam, su una moralità da mantenere in ogni circostanza, su disquisizioni tra scienza e religione, conoscenza della storia della propria razza e denuncia delle ineguaglianze.
La memoria di chi li visse all’epoca non può che andare su “Fire & Earth”, singolone composto da due loop intermittenti stesi su un incessante set di batteria, nonché su un testo basato sul senso di rivalsa del popolo afroamericano verso i soprusi del passato, un’autentica rivoluzione a ritmo di Rap. Altrettanto ipnotica e ostile risulta essere la titletrack, ispirata dal P-Funk e rinvigorita da un tocco di tastiera che aggiunge vèrve agli attacchi verbali di un Brother J che riesce spesso a farsi sentire autoritario, specialmente quando inveisce con fermezza in un altro dei brani più memorabili, “Holy Rum Swig”, dov’è in pieno comando della nave che sta conducendo. Il rapper non si risparmia nell’esibire le sue idee e conoscenze, spargendole per tutto l’album, disquisendo di spiritualità, citazioni scientifiche e illustrazioni egizie (“A.D.A.M.”), immaginando per la sua gente un mezzo di trasporto, “Cosmic Ark”, da prendere al volo prima che parta verso chissà quale terra promessa; e lascia spazio anche alle emozioni, ben trasmesse anche dal beat, di “Verbal Papp”, nei cui versi si intuiscono riferimenti a un’adolescenza trascorsa sotto insegnamenti sani e ferrei. Brother J è così incisivo da riuscire a sostenere da solo anche quei (rari) momenti dove la produzione tende ad arrancare e a proporre dei suoni già superati all’epoca (“F.T.P.”, “Funk Liberation”), le sue strofe seguono schemi poco convenzionali ed eccedono in lunghezza, ma quanto ha da esporre risulta sempre in grado di catturare e incuriosire.
“Xodus – The New Testament” rimane dunque decisamente impresso per l’efficacia con cui recapita un messaggio di grande importanza alla sua comunità, abbinandolo a dei ritmi che fanno muovere più che volentieri la testa; Brother J e Professor X entrano nelle menti da educare sensibilizzandole a una musica trascinante, colpendo quindi un doppio obbiettivo. Non che sia tutto di facile comprensione, chiaro, si tratta pur sempre di addentrarsi in riflessioni predisposte per la gente di colore, valutazioni che non risparmiano quelle punte di estremismo tipiche di un movimento militante, le stesse che crearono note e pesanti dispute con KRS-One, pizzicato assieme al suo humanism in diversi brani. Al di là delle finalità degli XClan, “Xodus” rappresenta comunque un disco di protesta nel quale tanta gente, di ogni etnia e colore, si può riconoscere ancora oggi, dato che ignoranza, corruzione e privilegi per pochi continuano a persistere nella loro triste esistenza.
Tracklist
XClan – Xodus – The New Testament (Polygram Records 1992)
- Foreplay
- Cosmic Ark
- A.D.A.M.
- Xodus
- F.T.P.
- Fire & Earth (100% Natural)
- Holy Rum Swig
- Ooh Baby
- Rhythem Of God
- Verbal Papp
- Funk Liberation
Beatz
All tracks produced by Jason Hunter, L. Robert Carson and Claude Gray except track #6 by Jason Hunter, L. Robert Carson, Anthony Hardin and Claude Gray
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